“Psicologo gratis”: una formula che funziona?
Oggi, ancor più di ieri, lo psicologo gratuito pare un “marchio” su cui molti professionisti psicologi intendono investire. Ma ai pazienti conviene affidarsi agli interventi psicologici gratuiti?
La tragedia del Covid-19 ha suscitato in noi svariati moti d’animo. In molti casi pare averci unito ancor più di prima contro il nemico comune della fragilità umana e della malattia. In uno spirito autenticamente solidale i più disparati settori produttivi hanno dato prova di commovente generosità. Anche gli psicologi italiani hanno messo in piedi numerose iniziative di solidarietà. Da un lato le organizzazioni di volontariato degli Psicologi dell’Emergenza hanno tentato, si sottolinea, coraggiosamente di colmare l’esiziale vuoto di personale psicologico nelle pubbliche amministrazioni inviando i propri iscritti nelle zone calde dell’epidemia. D’altra parte, numerosi professionisti, per proprio conto, hanno promosso iniziative di consulenza psicologica online gratuita (per una o più sedute). Naturalmente non intendo fare un processo alle intenzioni. Spesso gli psicologi che offrono consultazioni gratuite, soprattutto in un momento di crisi economica come questo, sono pervasi da uno spassionato altruismo. Ma, a mio avviso, empatia e altruismo, quando adottati acriticamente e con ingenuità, più che essere opportunità rischiano di ritorcersi contro la nostra stessa categoria professionale. Provo a spiegare il perché.
#1 Ci si può fidare dello psicologo “filantropo disinteressato”?
Ciò equivale a chiedersi: la formula psicologia/psicoterapia uguale a pronto soccorso (e beninteso non mi riferisco qui alla Psicologia dell’emergenza – colleghi retribuiti dalla Protezione Civile - ma soltanto agli interventi psicologici gratis) è efficace, funziona? Sarebbe un po' come chiedersi se lo psicologo che si mostra ai suoi pazienti come un filantropo disinteressato aiuti sempre i suoi pazienti. Dal mio punto di vista l’eccesso di filantropia potrebbe essere più rischioso che benefico in realtà. Rispetto al denaro noi siamo inconsciamente contraddittori, e talvolta ostentiamo prudenze e formalità che rasentano l’eccesso. Questo è del tutto umano. Il denaro simboleggia una delle motivazioni più profonde degli uomini: il potere. Per quanto possa essere attraente, il potere ci può anche terrorizzare perché ci ricorda che nel mondo dei rapporti umani non esiste solo la reciprocità. Esiste anche il dominio, la passività, il controllo dell’altro. Questo cosa significa? Molto semplicemente che lo psicoanalista, lo psicologo, lo psicoterapeuta, che si mostrano troppo generosi sul piano economico rischiano, senza volerlo, di comunicare ai pazienti una grande contraddizione. Suonerebbe un po' così: “il denaro è cosa “losca”, meglio se evitiamo di inserirlo tra le nostre faccende!”. Ma a ben vedere comunicare questo non equivale a negare la realtà delle cose (ovvero che come psicologi viviamo dell’onorario dei nostri pazienti)? Può sembrare un interrogativo capzioso questo. Ma pensiamoci bene. Ci affideremmo mai davvero ad uno psicologo che tratta i propri pazienti, di fatto, mentendo loro rispetto ai propri stessi bisogni individuali? Ma tra i più nobili propositi della psicoterapia non rientrava, fin dalla sua nascita, la scoperta di sé stessi al di là di ogni ipocrisia, di ogni involontaria (ma assai spesso dolorosa) menzogna? Per esprimervi al meglio quest’ultimo concetto vi riporto per intero una frase molto divertente di Freud “fare la parte del filantropo disinteressato […] rammaricandosi in gran segreto o deprecando a viva voce la mancanza di riguardi e la mania che hanno i pazienti ad approfittarsi dei medici”. Detto in altri termini, come ogni comportamento umano, anche l’offerta delle sedute gratis può avere delle motivazioni inconsce poco chiare allo stesso psicologo. Legittimamente un paziente potrebbe porsi qualche dubbio in merito e chiedersi: perché tutta questa beneficenza (oltretutto a sue spese) da parte del mio psicologo?
#2 Lo psicologo che offre sedute gratuite è uno psicologo “empatico”?
Traggo spunto dalla telefonata di una paziente che mi chiedeva se in sede di primo colloquio rivendicassi un compenso. Dopo averle comunicato che non effettuo sedute gratuite, ha commentato dicendo che non sono “così empatico” come i colleghi che offrono gratuitamente un primo colloquio. Forse l’empatia a cui la paziente faceva riferimento è quella, per dirla in parole povere, “della pacca sulla spalla”. Lo psicologo empatico, secondo questo tipo di prospettiva, sarebbe colui che, come qualsiasi caro amico o parente, ci ascolta senza chiedere nulla in cambio, garantendoci protezione e sostegno imperituri. Queste dimensioni, in certa misura, possono essere parte del bagaglio di uno psicologo. Ma non lo rendono necessariamente empatico a mio avviso. Né lo rendono uno psicologo. Se così non fosse potremmo vantare tra le nostre amicizie e parentele un esercito di professionisti psicologi. Evidentemente non basta la pacca sulla spalla per essere capaci di ascoltare un paziente. Molti illustri psicoanalisti (i.e. Bolognini, Rossi Monti) ci hanno mostrato come l’empatia, che si osserva nelle relazioni terapeutiche che funzionano, vada ben oltre quella di romantica memoria. Richiede anni di formazione (non solo teorica quanto, soprattutto, pratica). In sostanza, lo psicologo che offre sedute gratuite non è più empatico di qualsivoglia amico o parente disposto ad ascoltarci senza condizioni né sforzi. Di sicuro lo è molto meno di qualsiasi professionista intenzionato autenticamente a prenderci sul serio e a capire i nostri problemi. Può sembrare strano da dire, ma quando lo psicologo si ostina a non chiedere il giusto compenso in cambio delle sue prestazioni di fatto rischia di infantilizzare i suoi pazienti. Non li tratta da adulti capaci di autodeterminarsi, di attribuire autonomamente e responsabilmente un valore reale ai propri sforzi di comprensione delle zone oscure della propria mente. Semmai tenta di incantarli come se fossero bambini imberbi, compra la loro fiducia con l’equivoca (ed illusoria) equazione “ascolto empatico uguale ad ascolto gratuito”. Come afferma una bravissima psicoanalista come Simona Argentieri “la psicologia ‘assistenziale’ è illusoria e ci tratta come eterni bambini”.
#3 La formula “psicologo-gratis” esprime il vero valore dell’intervento psicologico?
Assolutamente no. Svalorizza semmai la nostra professione. Dovremmo chiederci, invece, perché mai durante la tragedia del Covid-19 stiano fioccando tra i colleghi italiani così tante offerte solidaristiche. Dati alla mano, gli psicologi italiani percepiscono uno stipendio medio procapite tra i più bassi rispetto a quello dei colleghi europei Provo a formulare un’ipotesi senza grandi pretese di verità. Traggo dichiaratamente spunto dalle recenti parole di Nancy McWilliams. Forse che in un momento storico simile, che evidentemente sfida ogni certezza narcisistica di illimitata perfezione, non possiamo fare a meno dell’immagine mitica (quanto irrealistica e narcisistica) dello psicologo perfetto? L’immagine dello psicologo capace di fugare ogni angoscia e ogni disperazione attraverso il suo candido potere di consolare i pazienti senza limiti (e senza compensi)? Io non credo che noi psicologi, al di là del rispetto dei minimi valori etico-deontologici, dovremmo dimostrare chissà che cosa per convincerci che possiamo proporre strumenti efficaci di aiuto. L’ho ribadito in diversi articoli, e presto ne dedicherò uno specifico a questo tema: da anni la psicoterapia ha dimostrato di essere efficace da un punto di vista empirico (e dunque scientifico) Non solo: riduce il ricorso indiscriminato dei pazienti alle strutture sanitarie, migliora la loro produttività lavorativa (in tal modo riduce le loro spese sanitarie). Di fatto la psicoterapia, in linea con gli altri tipi di intervento a tutela della salute mentale, garantisce uno strumento di risparmio significativo rispetto agli elevati costi sociali ed economici dei disturbi mentali. I colleghi che fanno della gratuità la loro filosofia di lavoro rischiano di ignorare questi dati di fatto e pongono la nostra professione al rango di quelle “persuasive” (il mago, il guru, l’aruspice). Siamo sicuri che questo debba essere il nostro destino?
Fonti:
Freud, S., (1913). Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi, in Opere (Vol. 7), Torino: Boringhieri.
Bolognini, S., (2002). L'empatia psicoanalitica. Torino: Bollati Boringhieri.
Rossi Monti, M., (2002). Empatia psicoanalitica ed empatia naturale. Atque, 25, 127-138.
Argentieri, S., (2020). Egoismo, il morbo sociale che alimenta l’epidemia. .
European Commission, (2016). Mutual evaluation of regulated professions – Overview of the regulatory framework in the health services sector – psychologists and related professions.
McWilliams, N., (2020). Psicoterapia durante una Pandemia.
Colli, A., (2016). Psicoterapia dinamica. Teoria, clinica, ricerca. Roma: Carocci.
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